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Maometto XII di Granada


Scritto il: 29 Aprile 2024
Autore: MaomettoXII

Voto: 39

Abu ’Abd Allāh Muhammad, o Muhammad XII, conosciuto come Boabdil (in arabo أبو عبد الله محمد‎?; Granada, 1459 – Fez, 1528), fu il 22º sultano della dinastia dei Nasridi o Nazarí e, di fatto, l’ultimo sultano del Sultanato di Granada.

Biografia
La situazione nel Sultanato di Granada divenne critica dopo che il padre di Boabdil, Abu l-Hasan ’Ali, si innamorò perdutamente di una schiava cristiana, Isabel de Solís, che si convertì all’Islam e assunse il nome Sōrayā. Abū al-Ḥasan ripudiò la moglie ʿĀʾisha, la madre di Boabdil, che venne scacciata dall’Alhambra, trasferendosi nel palazzo che ancora oggi porta il suo nome, la Dār al-Ḥorra.

Primo regno
Āʾisha, la moglie ripudiata di Abū al-Ḥasan ʿAlī, incominciò a preparare la sua vendetta contro il marito. Incitò i figli Abū ʿAbd Allāh Muḥammad al-Zughbi (Boabdil) e Yūsuf a ribellarsi contro il padre e a tentare di detronizzarlo. I principi ribelli abbandonarono quindi Granada, arrivando a Guadix, dove Boabdil venne nominato sultano.
Il potente clan dei Banū Sarrāj ("Abencerrages") che Abū al-Ḥasan aveva decimato, incominciò anch’esso a complottare contro il sultano, principale animatore di questo complotto fu il potente nobile Yūsuf ibn Kumasa (chiamato "Abencomixa" dai Castigliani). Yūsuf ibn Kumasa odiava il visir di Abū al-Ḥasan, Abū al-Qāsim Bannigas, a causa della sua fama sinistra. Questo membro della famiglia Bannigas (rivali degli Abencerrages) era sospettato di fare il doppio gioco, di essere un alleato dei Castigliani. Tutto questo malcontento e questi complotti sfociarono nella detronizzazione di Abū al-Ḥasan ʿAlī, a favore del figlio Muḥammad al-Zughbi (Boabdil), che venne proclamato sultano dagli Abencerrages il 15 luglio 1482. Dopo una furiosa battaglia per le strade di Granada, Abū al-Ḥasan venne sconfitto, fuggì quindi assieme al fratello Muḥammad al-Zaghal, prima a Malaga e poi ad Almería, dove incominciò a prepararsi per combattere il figlio.

La grande sconfitta cristiana ad Axarquia
Nella primavera del 1483, dietro consiglio di un musulmano rinnegato, il marchese di Cadice e Gran Maestro dell’Ordine di Santiago, Don Alonso Cárdenas, riunì l’élite della nobiltà castigliana e decise di lanciare una spedizione nella regione costiera tra Malaga e Vélez-Málaga, chiamata Axarquia nelle cronache castigliane e Sharqīya dai Mori. Tremila cavalieri e mille fanti partirono da Antequera il 19 marzo. Raggiunta la costa mediterranea, marciarono in direzione di Malaga. In questa aspra terra di montagne nei pressi di Malaga vennero attaccati da un grosso esercito musulmano, nella notte tra giovedì e venerdì 21 marzo del 1483[2]. L’esercito cristiano venne completamente distrutto. Le cronache castigliane parlano di milleottocento morti e tantissimi illustri nobili fatti prigionieri.
La battaglia di Axarquía fu l’ultima vittoria dei musulmani nella storia di al-Andalus.

In prigionia
Appena venne informato del disastro accaduto a Lucena, Abū al-Ḥasan, che aveva ancora molti sostenitori a Granada, si affrettò a riconquistare il suo trono
Nel 1485 venne spodestato dal fratello (lo zio di Boabdil) Muḥammad XIII al-Zaghal.
Nel 1487 Boabdil stipulò un accordo con Ferdinando II di Aragona, secondo cui Boabdil sarebbe stato liberato e Ferdinando lo avrebbe aiutato a riconquistare il trono, con la condizione di diventare vassallo della Castiglia e non soccorrere Malaga, che i re cattolici avevano intenzione di assediare. Le condizioni accettate da Boabdil per la sua liberazione furono le più umilianti mai accettate da un sovrano musulmano di al-Andalus. Fu costretto inoltre a promettere di versare un tributo di 14.000 ducati d’oro, liberare i settemila Castigliani prigionieri a Granada e consegnare come ostaggio suo figlio ed erede al trono, il principe Aḥmad.

La caduta di Granada
Nella primavera del 1491, i cristiani ripresero le ostilità contro ciò che rimaneva del Sultanato di Granada. Con un potente esercito di diecimila cavalieri e quarantamila fanti, il 26 aprile i Castigliani incominciarono l’assedio definitivo della capitale nasride. Quel giorno, la regina Isabella di Castiglia giurò di non bagnarsi e di non cambiarsi i vestiti fino a quando Granada non sarebbe stata conquistata. All’inizio dell’assedio, il campo castigliano fu distrutto da un incendio.
Nella loro capitale assediata, i granadini non poterono fare molto contro l’artiglieria castigliana. Verso la fine del 1491 la situazione di Granada divenne molto precaria, cominciarono a mancare il frumento, l’orzo, il miglio e l’olio. La neve rese impraticabili le strade e i passaggi con la regione meridionale dell’Alpujarra. Boabdil cominciò a fare colloqui segreti per consegnare la città alla fine del mese di marzo del 1492, ma nel dicembre 1491 i Castigliani richiesero la resa immediata della città.
Granada capitolò ufficialmente il 2 gennaio 1492, e venne stilato il trattato di Granada.
Boabdil fece dissotterrare dall’Alhambra e trasferire nel cimitero della moschea di Mondújar le tombe dei suoi antenati Muhammad II al-Faqih, Yusuf I, Yusuf III e Abu Nasr Saʿd, per evitare che venissero profanate dai cristiani.

Esilio
La leggenda narra che quando il corteo regale di Boabdil partì per l’esilio, esso raggiunse uno sperone emergente dove vi era una fortificazione a guardia del Generalife dal quale si vedeva il panorama della città di Granada. Muhammad XII, smontò da cavallo, sedette su una roccia dirigendo il suo sguardo per l’ultima volta all’Alhambra e alla verde valle che la circondava, scoppiò in pianto. Da questo episodio, come racconta Washington Irving nel libro I racconti dell’Alhambra, il luogo prese il nome di Silla del Moro (Sedia del Moro).
Allora la madre che lo accompagnava, vedendolo in lacrime, gli avrebbe detto:

(AR)
«ابك اليوم بكاء النساء على ملك لم تحفظه حفظ الرجال
(Ibka l-yawma bikā’a n-nisā’i ʿalā mulkin lam taḥfuẓhu ḥifẓa r-rijāl)»

(IT)
«Non piangere come una donna ciò che non hai saputo difendere come un uomo»

Prestavolti
Raffi Barsoumian
John Lajara (pv attuale)







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