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Astrid


Scritto il: 31 Gennaio 2025
Autore: welcometothenightmare

Voto: 8

Astrid, figlia primogenita del luminoso pianeta Luminis, incarnava un paradosso vivente: una maga della luce destinata a portare speranza e purezza, ma tormentata da un’anima che sanguinava ombre. Sin dalla sua nascita, ella fu avvolta da un alone di aspettative soffocanti, come se il destino stesso le avesse impresso sulle spalle il peso di un intero mondo. I suoi occhi, di un azzurro così chiaro da sembrare quasi trasparente, riflettevano non solo la luce radiosa del sole di Luminis, ma anche i bagliori cupi delle sue paure più profonde. Fin da bambina, Astrid aveva imparato a celare le proprie crepe interiori dietro un sorriso impeccabile, temendo che mostrare la sua vulnerabilità avrebbe tradito la fiducia riposta in lei.
La sua infanzia trascorse tra antichi templi risplendenti di energia pura e biblioteche colme di tomi sacri, dove venne istruita nelle arti arcane della luce. Tuttavia, mentre i suoi coetanei celebravano la gioia di esistere sotto un cielo perpetuamente sereno, Astrid si ritrovava spesso a fissare il vuoto, sopraffatta da una sensazione di alienazione inspiegabile. Le voci dei suoi insegnanti, che lodavano il suo talento straordinario, riecheggiavano nella sua mente come un coro distante, incapace di raggiungere il nucleo di solitudine che cresceva dentro di lei. Nonostante fosse considerata la maga più promettente della sua generazione, ella percepiva un vuoto incolmabile nel proprio cuore, un abisso che nessuna quantità di potere o approvazione poteva riempire.
Il giorno in cui incontrò Rethiel, durante la Convergenza degli Astri, segnò un punto di svolta nella sua esistenza. Fu in quel momento che, per la prima volta, Astrid si sentì compresa, come se lo sguardo dell’altro fosse riuscito a penetrare le barriere che aveva eretto intorno a sé. L’amore che nacque tra loro non fu solo un legame romantico, ma un ponte tra due anime spezzate che cercavano disperatamente di guarirsi a vicenda. Tuttavia, quella felicità durò poco più di un battito di ciglia. Quando Rethiel fu trafitto dal colpo mortale di Ceride, Astrid vide il mondo crollarle addosso. Il dolore della perdita la consumò, lasciandola intrappolata in un limbo emotivo in cui ogni ricordo di lui era al contempo una benedizione e una maledizione. Ogni raggio di luce che emanava dalle sue mani sembrava ora macchiato dall’ombra della sua assenza.
Negli anni successivi, Astrid divenne una figura enigmatica, un faro di speranza per molti ma un’anima dilaniata per chiunque osasse guardarla troppo da vicino. Ella si dedicò con fervore alla protezione di Lumdarnis, combattendo contro le ombre che minacciavano di distruggere ciò che restava del fragile equilibrio. Eppure, ogni vittoria sul campo di battaglia era accompagnata da una sconfitta personale, poiché il peso delle vite perdute gravava sulle sue spalle come un mantello di piombo. La sua magia, un tempo pura e incontaminata, iniziò a mutare, tingendosi di sfumature oscure che riflettevano il conflitto interiore che la divorava. Gli anziani di Lumdarnis la ammonivano, temendo che il suo legame con l’oscurità potesse condurla alla rovina, ma Astrid sapeva che non poteva più tornare indietro. Era diventata qualcosa di diverso, una creatura ibrida che oscillava costantemente tra luce e tenebra.
Nelle notti più buie, quando il silenzio avvolgeva Lumdarnis come un sudario, Astrid si ritirava in una grotta isolata, dove le pareti cristalline riflettevano la sua immagine distorta. Seduta al centro di quel luogo sacro, ella si interrogava incessantemente sul significato della propria esistenza. Era davvero una salvatrice, come tutti credevano, o semplicemente un’altra pedina nel gioco del destino? Il ricordo di Rethiel, unito al senso di colpa per non essere stata in grado di salvarlo, la perseguitava come uno spettro implacabile. Ogni lacrima che versava sembrava alimentare l’oscurità che cresceva dentro di lei, rendendola sempre più consapevole della fragilità della propria anima.
Eppure, malgrado il tormento che la consumava, Astrid continuava a lottare. Non per gloria, né per redenzione, ma perché non conosceva altro modo di esistere. La sua vita era diventata un ciclo infinito di sacrifici e sofferenze, un cammino intriso di angoscia che la portava sempre più vicina al limite. E mentre il suo corpo si indeboliva e la sua mente vacillava sull’orlo della follia, ella si aggrappava a un’unica certezza: finché ci fosse stata una scintilla di luce in grado di contrastare l’oscurità, lei avrebbe combattuto. Anche a costo di perdere sé stessa.









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