[WORK IN PROGRES]
Cerco di intrattenermi come posso quando sono qui, per questo scrivo. Un eremo al di sopra del tempo e dello spazio per un mortale non è sempre il massimo dello spasso, ma d’altronde la Luce mi ha già premiato malgrado la mostrusità che le mie mani hanno compito.
Ero e sono Nathan, paladino di Nostra Signora la Luce, signore del feudo di Loriksted e qualcuno mi definì il santo parricida. Nulla di tutti questi titoli hanno più senso ormai.
Ma procederò con ordine per fare chiarezza con me stesso, chi vuoi che legga queste cose se nel luogodove vivo esistono solo queste quatro mura di pietra e una porta di legno?
Mio padre Lord Atenulf era il fedudatario di Loriksted. Ottenne quelle terre per essere stato valevole compagno di battaglie del nostro Re. Quando si prese moglie una nobildonna passarono davvero pochi mesi prima di avere me.
Fui da subito iniziato all’uso delle armi, il feudo doveva essere difeso dalle mire espansionistiche dell’impero.
Battaglie e scaramucce che durarono anni senza mai avere nulla tra le mani se non cadaveri e lacrime di madri e mogli incosolabili...ma la vera tragedia doveva ancora arrivare.
Ad oggi ancora non so spiegare come sia potuto accadere ma il mondo da noi conosciuto da un giorno all’altro fu invaso da una nuova terribile orda di creature infernali. Bestie senza volta e senza anima assetate solo di mostre e distruzione fecero irruzione nelle nostre vite.
I chierici del Tempio riferivano del risveglio inatteso di un antico e malvagio semidivino misteriosamente sopravvissuto al diluvio.
Storie sacre, per molti dogmi, per altri incubi confezionati per creare proselitismo. Nessuna speculazione umana, nemmeno la più raffianta, poteva dare senzo a quel nuovo orrore.
Io e mio padre ci armammo e difendemmo, come sempre, il nostro feudo da questa immonda avanzata. Ma quando combatti con le Ombre la prima con cui devi fare i conti è quella che porti dentro, con tutto che questo significa.
Mio padre partì sulla frontiera occidentale mentre io rimasi a difendere il feudo.
Alla morte e alla distruzione eravamo già preparati da tempo, ma all’oscuramento dell’anima no.
Mio padre tornato dalla frotiera riportò una inattesa vittoria e fu acclamato come un eroe. Ma è il caso di dire che più luce hai e più fai ombra: egli non fu più lo stesso. Divenne violento con mia madre, indugiava a bagordi immorali e riempiva il castello di prostitute. Chiunque osasse protare fuori dal suo castello questa immagine dissoluta veniva immediatamente ucciso. Aumetò tasse e gabelle governando il suo feudo con dispotismo. La cosa assai più detestabile fu la distruzione dei luoghi sacri alla Luce e l’eccidio di massa di uomini e donne di fede. Riteneva infatti che le Ombre si sarebbero placate se fosse stata debellata la fede nella Luce.
Cosa fare di questo padre che ha perso l’anima? Me lo domandavo ogni notte e la risposta sciagurata e orribile fu una sola: il parricidio.
In una notte mentre dormiva con quattro puttane lo sgozzai nel sonno.
Ritenni che fosse l’atto più sacro e luminoso della mia intera vita. Ma al tempo stesso ero divorato dal senso di colpa. La mia anima si lacerò.
Informati della morte di Lord Atenulf arrivò presso il castello Loriksted una delegazione dell’Ordine del Martello: paladini votati alla legge della Luce. Non fui falso, non ebbi timore, mi consegnai al Gran Maestro dell’Ordine senza batter ciglio. Dopo giorni di prigionia studiarono il mio caso e convennero che il mio atto aveva in nuce qualcosa di luminoso e che probabilmente anche la legge dell’Ordine avrebbe condannato a morte quel mostro di mio padre. La sua anima si era oscurata e di umano era rimasto solo il corpo mortale.
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