«Ti citerò il mio preferito: "La realtà è una mera illusione, anche se una illusione molto persistente." Albert Einstein, rammenti? Come non potresti, lo cito fino ad averne la nausea.» Le sorrise, vedendola nuovamente distratta dai suoi stessi pensieri. «Rimane quello che vogliamo vedere. Non resta che un piccolo frammento di realtà. La realtà non è solida, è multiforme, costellata di troppe possibilità, poche sicurezze. Per strada, la signora che incroci sempre e cerca di comprarti, sprizzante dei suoi gioielli e abiti perfetti, potrebbe essere sola, triste e morta dentro. Di là, invece, il signore seduto con i suoi cani e la sua chitarra potrebbe brillare di luce, di un fuoco, dentro, così puro da scaldarti il cuore se solo riuscissi a vederlo davvero. Non è un caso tu preferisca sederti con lui, su quella panchina, a cantare e a ignorare, per qualche minuto, la realtà in cui siete immersi. A ignorare il suo aspetto apparente per vedere oltre. Ma vedi, è tutto soggettivo. Magari per te è ingiusta, per lui è come deve essere. Non hai diritto di decretare cosa sia giusto e cosa no.» Le disse. Ma si sentì, per la prima volta, quasi in pericolo. La guardava osservare fuori dalla finestra e sapeva che lei, se avesse voluto, avrebbe potuto.

I suoi occhi erano di colori diversi, a volte il sinistro verde come prima dell’arrivo dell’autunno, il destro grigio come il vento dell’Atlantico. Sembravano vivi con domande che non si potevano esprimere, come se non esistessero ancora le parole con cui inquadrarle.

Inutile perdersi in tentativi sterili di definire l’arte. Per me è quella bellezza capace di allontanare le miserie del mondo e scatenare emozioni. Un grido celato che riesce a percepire sfumature non tangibili ai più e condiviso generosamente al mondo. L’arte commenta in modo del tutto personale la realtà. Anche un ramo spezzato dal vento e immortalato in una fotografia. L’arte è ovunque, in più modi che tu possa credere di riuscire a catalogare.

A volte gli mancava. Solo certe volte, però. E quelle volte era come se non ci fosse più niente, davanti a lei, dietro, sotto le sue scarpe. Come se niente meritasse di esistere. Si spiega? No probabilmente è una cosa che non si può spiegare ma ogni tanto le capitava di volerci provare, quelle volte che sentiva di potere ingoiare quel pezzo del puzzle di se stessa che non riusciva, o non voleva, incastrare. Si guardava in giro, dietro e dentro, dando peso alle parole che la toccavano, con quella diffidenza verso se stessa ed ogni cosa, perché non riusciva a fidarsi di chiunque, neanche a stare con chiunque. Si allontanava, restando ferma in mezzo alla gente che correva senza sentire un perché. E questa era la sua condanna, che al tempo stesso sarà la sua salvezza. Sentirsi sempre nel posto sbagliato ed essere in realtà solamente tanto vera.

They call this Reality Warping.

　



Sono costretto a continue trasformazioni, perché tutto cresce e rinverdisce. Insomma, a forza di trasformazioni, io seguo la natura senza poterla afferrare, e poi questo fiume che scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente.
(Claude Monet)