izzy shay
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artist. seventeen. liar
Entrai al Northdale Institute un pomeriggio di luglio, qualche mese prima del mio diciassettesimo compleanno.
Sono specialisti, aveva detto l’assistente sociale che era passata a prendermi,
sapranno come aiutarti. Un gran mucchio di stronzate, secondo me. Ero scesa dalla macchina, strisciando le suole delle scarpe a fatica, le braccia appesantite dalla scatola dove tenevo le mie poche cose e gli abiti umidi per il sudore. Il caldo era insopportabile: eravamo state in macchina per più di sette ore, e ancora mi aspettava l’arrivo sull’isola. Avevo passato la notte precedente in una casa famiglia, dopo essere stata tolta agli ennesimi genitori affidatari, ma non importava. Non mi dava fastidio nemmeno aver dato 40$ ad una stronza per farmi lasciare in pace: volevo solo stare a letto e dormire, senza dovermi preoccupare di nessuno. Un anno, dovevo resistere solo un anno. Se fossi stata più attenta alle parole dell’assistente sociale e dei dipendenti dell’Istituto avrei realizzato prima che non sarebbe bastato così poco; ma la testa mi stava scoppiando ed ero sicura che presto anche loro si sarebbero stufati di me e mi avrebbero buttata fuori, come tutti gli altri.