Perseguitata da un urlo agghiacciante, correva sulla cresta di un’onda di terrore nell’oscurità punteggiata di luci che ammantava campi e fattorie. Pareva che le luci lontane lottassero invano contro le tenebre. Si fermò a riprendere fiato, non udiva più l’urlo. Emise delle risatine di gioia. Nel suo viso non c’era affatto preoccupazione, ma qualcosa di peggio: una maschera di stanchezza e di rassegnazione, aveva l’aria di chi ha combattuto ai limiti del possibile e aspetta il colpo di grazia. Gli balenò l’idea di essere quasi in salvo. Il silenzio divenne pesante e pareva rompersi come se fosse di vetro. Il territorio stesso era silenzioso, il mondo pareva trattenere il fiato. Solo il vento gemeva fra gli alberi penetrando fra i vestiti come un coltello tagliente. Nell’aria balenò una luce rossa che bruciava gli occhi e l’urlo l’avvolse nella sua gelida morsa e fin dentro le viscere soffocandogli in gola le risatine isteriche. Gridò per soffocare l’eco che la perseguitava, ma l’urlo l’afferrò come un gorgo, strappò a brandelli il vuoto cui s’aggrappava e la travolse nelle tenebre.
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