Dan guardava la foto dei suoi genitori con un cipiglio tranquillo sul viso.
La teneva tra le mani come se fosse qualcosa di inestimabile, e sedeva scompostamente sul divano antracite, le gambe incrociate e il viso reclinato all’indietro. Poteva sentire gli occhi scuri del suo migliore amico bruciargli la tempia. Era preoccupato.

-Va tutto bene? - chiese dopo un paio di minuti il ragazzo, sedendosi al suo fianco. Erano passati pochi giorni dalla loro morte e Dan non aveva dato il benché minimo segno di cedimento come qualsiasi altra persona comune.
Persino il ragazzo al suo fianco aveva pianto un bambino, alla notizia. In fin dei conti, lui e Dan erano cresciuti al pari di fratelli. I genitori di Dan, in un certo senso, erano stati anche i suoi, di genitori. Eppure lui..non aveva fatto nulla. Aveva partecipato alle funzioni funerarie come da dovere, si era preso cura della parte burocratica, sociale e relazionale. Aveva scelto i fiori e le decorazioni, si era comprato il completo da lutto, e si era occupato del banchetto per gli invitati. Non sembrava nemmeno umano.

-Si. - rispose Dan a quel punto, distraendolo dai suoi pensieri. Si voltò appena a guardarlo, e gli scoccò un sorrisino mansueto. Triste.
-Entrambi i miei genitori erano malati, hyung. - continuò con voce sommessa, come se gli stesse confidando un segreto importante.
-Ecco, guarda. Guarda mio padre. Cosa vedi? - gli porse la foto, e il ragazzo, confuso, si chinò appena per catturarla con lo sguardo.

I signori Kang erano delle belle persone. Sia dentro, che fuori. Erano un po’ più anziani di quanto fosse normale, ma tutti sapevano che Dan era stato adottato a quasi undici anni dai due. Entrambi sorridevano: il signor Kang stava guardando qualcosa appena sopra l’obbiettivo, la signora invece, sembrava distratta dalla luce fastidiosa del sole. Erano belli, ed erano felici. Aprì la bocca per parlare, ma esitò. Cosa poteva dire in un momento del genere?
Notando la sua esitazione, Dan ridacchiò, e corse in suo aiuto.

-Questo sguardo non trasmette la tristezza della rottura, o quello stupido senso di beatitudine provato da una persona prima di morire. Non credi? Sta guardando la persona che ama. Voleva lasciarselo alle spalle. Il suo sguardo quando guarda quella persona e le ultime parole che gli avrebbe detto. Che mi avrebbe detto.

“Ciao. Sono qui.”

“Ti ho sempre guardato in questo modo.”-