[...] Stava per entrare nella sua, quando un lamento attirò la sua attenzione. Proveniva dalla camera in fondo al corridoio, quella sempre chiusa. Ma stranamente quel giorno la porta era leggermente aperta. Ci pensò a lungo, ma poi decise di andare a vedere. In fondo che male c’era? E poi se qualcuno si lamentava forse stava male e lei poteva chiamare mamma e papà. Si avvicinò cautamente e posò la manina sulla porta, spingendola appena. Intravide sua madre, inginocchiata a terra. Stringeva qualcosa tra le mani, ma lei non capì cosa, perché proprio in quel momento suo padre le comparve alle spalle, la prese per il braccio e la trascinò via. Si ritrovò in camera sua, il braccio dolorante per la salda presa del padre. "Quante volte ti ho detto che non ti è permesso entrare in quella stanza? Perché non mi ascolti? Devi imparare ad obbedire, piccola screanzata!"
"Io volevo solo..." le parole le morirono in gola, quando vide lo sguardo del padre incupirsi.
"Non osare mai più rispondermi o parlare senza il mio permesso!" e così dicendo la colpì con un sonoro schiaffo sulla guancia. La piccola incassò il colpo, girando lievemente il viso. La guancia pulsava e si stava arrossando; gli occhi bruciavano per le lacrime che spingevano per sgorgare. Ma quando Chalice tornò a guardare il padre negli occhi, non pianse. Non gli avrebbe dato anche quella soddisfazione.
"Ah, è così che la mettiamo? Bene. Questa sera a letto senza cena e domani finiremo di fare i conti" concluse, sbattendo poi la porta quando uscì. Sfiorò delicatamente la sua guancia, Chalice, andando allo specchio per guardarsi. Le lacrime erano ancora lì , impigliate nelle ciglia come mosche nelle ragnatele. E lì  rimasero. Era solo una bambina di quattro anni, ma quel giorno crebbe in un istante.

# sdragons graphics: August 29th, 2016.