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ARBITRIUM INDIFFERENTIAE : flashback memories ( family, II )


Scritto il: 15 Maggio 2021
Autore: universalglitchz

Voto: 1

[avvertenze senza illustrazione dell’estratto: è all’interno presente un comportamento abusivo, sia fisico che psicologico – panacea su cui si dirama il personaggio, invito quindi a non leggere se si è sensibili a determinati contesti.



La tenerezza della carne abbracciò la lama nella sua discesa lenta, trapassandola con decisione, scuotendo in un dolore acuto Yakov.

« Nessun potere poteva fermarla, non c’era possibilità di fermare la rivoluzione a metà. » Il denso e bianco fumo uscì dalle labbra di Mot, direzionato verso il soffitto dal capo inclinato all’indietro, portandosi con sé le parole pronunciate in una contrapposta calma a quel senso di panico nell’uomo steso sul pavimento, sotto di lui. « Il fatto che la nostra rivoluzione si sia sviluppata ed abbia marciato in avanti, ci ha costretti a riconoscere la necessità di passare dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione socialista. »

Troppo ubriaco ad annaspare nei suoi stessi sensi offuscati, la figura paterna era l’emblema della personale resa dei conti della sua stessa prole – e se conoscere la resistenza della stoffa, sotto la pressione della lama, prima del cedimento in quel piccolo strappo permettente lo scivolarsi fino in fondo del metallo, in quell’abbraccio talmente morbido da far sentire il cambiamento dell’attrito. Improvvisamente, agevolato a rintoccare con la dura superficie dall’altra parte, inversamente, vi era il riconoscere a stento, in pieno travaglio, nella lotta contro l’illucidità voluta e ricercata nell’attaccarsi anche quel giorno al collo dell’ennesima bottiglia – lo specchiarsi della violenza perpetuata fino a quel momento.

« Due strade si trovano davanti alla Russia. » La cenere della sigaretta ricadde sulla camicia ancora candita in corrispondenza del ventre prospero di Yakov, scosso dal tentativo vano di estrarre il coltello dalla spalla. « O la guerra finisce, tutti i legami finanziari con l’imperialismo vengono spezzati, la rivoluzione avanza, le fondamenta del mondo borghese vengono scosse e inizia l’era della rivoluzione operaia. », recita a memoria Mot quanto appartenente al potere oratorio di Stalin, di cui l’unica cosa in comune che avevano mai avuto era proprio quella figura beceramente lurida di cui incontra gli occhi. « O l’altra strada: la continuazione della guerra, la continuazione dell’offensiva, la completa subordinazione agli ordini del capitale alleato e dei suoi cadetti – e la completa dipendenza finanziaria al primo ed il trionfo della controrivoluzione. » Le nocche si infransero sul volto di Yakov, bloccando l’insulto nel fargli colpire la nuca contro il pavimento, stordendolo ulteriormente nel sicuro accentuarsi della ferita già presente, struttura alla base di quella situazione in cui l’uomo stava riversando. « Non può esserci un terzo pensiero, non esiste un terzo pensiero. »

La sigaretta rimasta intrappolata tra le labbra sottili di Mot, venne allontanata dopo un profondo tiro. La mano leggermente dolente, fonte di calore, metastasi di paradossale sollievo a portarlo a chiudere per un istante gli occhi nel liberare un’altra boccata di fumo. Nelle iridi chiare, gelide, fremeva un arcipelago di rivendicazione. Sedici anni di memoria in cui aveva mangiato la solita merda familiare: stracotta e stracondita da crisi isteriche per astinenza da un’altrettanta astinente madre e da minestroni a base di manuale violenza ebbra paterna. Lo stomaco era pieno e Mot era stato agitato bene prima dell’uso estremo di amor proprio, dove anche l’ultimo grammo di affetto si era avvizzito, come arto mangiato da una solida miscela putrefacente di delusione e completa sfiducia.

« Il punto è trasferire il potere nelle mani del proletariato e dei contadini rivoluzionari. » Tanto fluidamente viene estratto il coltello dalla spalla di Yakov, tanto non gli viene dato modo di processare il riaprirsi del tutto al dolore che calò nuovamente, diametralmente opposto, spingendo le poche forze ubriache a fargli scuotere quel truculento e grasso corpo in un gemersi sofferente, acuto quando la lama venne forzata a girare su se stessa nella carne viva, morbida e calda. « A tal fine, un semplice cambiamento nella composizione del governo è inadeguato. » Mot spense la sigaretta vicino al viso del padre, in quel propagarsi scuro proveniente dalla ferita appena inferta, di cui osserva il mescolarsi con le macchie vivide appartenenti alla colluttazione alla nuca. « A tal fine, è necessario epurare completamente tutti i dipartimenti e gli uffici governativi e collocare ovunque membri fedeli della classe operaia e dei contadini. »

Aveva saggiato quelle parole nella consapevolezza dell’opportunista idealizzazione genitoriale, anno dopo anno, colpito da quei cadaveri idealistici pronunciati negli albori dell’epoca stalinista – trovando la perdizione dell’ignoranza trasversalmente corrotta nella pubblicazione tardiva, coincidente alle grandi purghe, alla cannibale carestia delle vite di cui le cifre creavano capogiri assuefacenti di incoerenza. Ed è lì che le labbra si piegano, rivolgono un sorriso all’alzarsi del tono per sovrastare i lamenti insensati da parte della metà della sua matrice. « La dittatura del proletariato e dei contadini rivoluzionari. », ed il coltello stretto tra le dita sottili ricala ed affonda nella carne. « La dittatura della maggioranza lavoratrice sulla minoranza sfruttatrice. », ancora. « Sui proprietari terrieri e sui capitali. », e ancora. « Sui profittatori e sui banchieri. », ancora e ancora. « Per amore di una pace democratica, per amore del controllo operaio sulla produzione e distribuzione, per amore della terra per i contadini, per amore del pane e del popolo. »

Il coltello affondato nel ventre grasso di Yakov, stava conoscendo la carne come mai aveva fatto in tutti i giorni precedenti. Non il taglio migliore di certo, non il ’boccone del prete’, per quanto quello disteso sul pavimento della cucina era quanto più di verosimile ad un porco – e come tale venne aperto, lateralmente in un movimento abilmente deciso, fendendo gli organi della parte bassa, quelle viscere che non aspettavano altro se non il colpo di grazia naturale della dipendenza, a cui la sorte peggiore gli stava offrendo un lasciapassare controverso nella morte per la vita passata.

Svetka rivelò la sua presenza nel tonfo sordo prodotto dalla borsa ricolma di viveri, rientrata dalla sua passeggiata mattutina al mercato di Sitka. Vitrea di sorpresa, muta davanti a quello che Mot avrebbe definito il più pittoresco dei panorami per quanto incompleto – vestigia della strada dolorosa che si stava compiendo, della morte residente tra le mura domestiche e che aveva lei stesso nutrito fino a quell’amplesso, conduttore di un deviato sorriso di compiacenza mal nascosto dietro la mano. Alzandosi dal bacino di Yakov, la figura longilinea del giovane si aprì davanti agli occhi della figura materna, dedicandole l’attenzione nell’incatenarla allo sguardo fermo.

« Ma lasciate che questi signori lo sappiano, che tutti coloro che stanno preparando segretamente repressioni contro le sinistre e tutti coloro che stanno applaudendo queste repressioni in attesa..», recitò Mot dirigendo i passi calmi verso il fallimento materno, verso quegli occhi lucidi di sentimento, di contrastante commozione. « ..sappiamo che quando scoccherà l’ora decisiva, dovranno rispondere tutti allo stesso modo prima della rivoluzione, che essi vogliono tradire ma che non riusciranno ad ingannare. »

« *Советские женщины отдали все свои силы Родине... никакие трудности на пути построения мира не может их напугать.* » La donna dai lineamenti freddi come la patria a cui apparteneva, abbandonò le braccia lungo il corpo minuto e la sua postura era ferma, stoica, piena di lungimirante orgoglio distorto e fronteggiava il figlio, senza retrocedere ma bensì accogliendo quanto lei stessa aveva seminato insidiosamente e coltivato con assiduità da quando lo aveva messo al mondo, alla luce, concedendogli la vita come una condanna. « **мой генерал*. »

I polmoni incamerarono sapientemente l’aria stantia della stanza, il sapore del rame navigava nella bocca per associazione ed il disgusto, nella sua rimonta placida all’espandersi della cassa toracica, stordiva la stessa follia. Il braccio destro fendette il silenzio in maniera vorace e la mano si aggrappò alla chioma materna, rovinata dall’uso santuario di eroina – come un elastico teso troppo a lungo, rilasciò la sua forza fermamente, facendo collidere il cranio di Svetka in maniera sorda contro lo spigolo del frigorifero, godendo alla vista del corpo che collassava al suolo ed i suoi ultimi spasmodici attimi di vita. L’intera casa sembrò respirare nel rilascio lento delle labbra, a cullarsi nel mutismo dell’ambiente. Quiete, regime totalitario di cui si impossessa la struttura, il corpo, la mente – le fondamenta esistenziali che ancora palpitavano per la scoperta di quei suoni indecenti, osceni, a cui aveva dato vita con la morte dei genitori e la rinascita di se stesso.



* le donne sovietiche hanno dato tutta la loro forza alla Patria ... nessuna difficoltà nel costruire la pace può spaventarle.

** mio generale.







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