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Diamante
PROFILO INATTIVO (dal 2021-03-13)
Grado Apprendista

GDR: Il Signore degli Anelli Free

Categoria: Valar

Prestavolto: Clarke Emilia


Diamante Bosco Atro Bosco Atro
Una docile Elfa dagli occhi azzurri in cerca della sua fonte, dolce & potente allo stesso tempo.. C’era una volta una nobile Regina delle stelle, chiamata Diamante -Non per la scintillezza che ella poteva donar- ma per la bellezza. Dunque, giunse subito dopo tremila anni in una terra sconosciuta chiamata ’’ Bosco Atro ’’ Fu subito un granello di polvere di stella che pian piano si creò in una bellissima fanciulla dagli occhi azzurri come il mare pulito & limpido. I riccioli albini, sembrano fatti d’argento mischiati alla neve bianca, come il suo colorito...Ma d’altronde, la nostra Diamante che fu proclamata Regina di Bosco Atro -Per il suo dono- divenne anche qualcosa di più- Divenne una grande leggenda anche per gli Ainur alla quale lei, ne fu profondamente grata di quanto amore Erù le donò. Non era mai stata sfiorata dalla malvagità, ma un qualcosa purtroppo la sfiorò rendendola parte della sua vita una Dea Oscura.


Furono passati ben 6 mesi dalla gravidanza dellla Regina di Bosco Atro e niente in ciò era cambiato. Il suo sposo -Dio dell’inganno - dovette partire per una lunga giornata di caccia con suo fratello Thor, ma preferì star accanto alla moglie e ai figli. Ebbene sì, i due sposi avevano avuto un figlio maschio che oramai aveva raggiunto l’età di capir gesti & le vesti dei suoi cari.
Ora in quel pancione vi abitava una bambina, una femminuccia ella lo sapeva grazie al dono del suo caro sposo, Loki ma non sapeva che nome le avrebbe donato. Ahia, che nome avrebbbe potuto scegliere adatto alla bellezza della neonata che ben presto sarebbe venuta alla luce, abbracciando il corpo tiepido della madre e quello freddo del padre.
Un nome nobile?
Amoroso?
Cosa si poteva incrociar con la bellezza della donna & della figlia, assieme anche alla bellezza del padre. Era abbastanza difficile scegliere un nome cosi raro e prezioso.
Ma forse il nome adatto poteva essere: Gioia.
Un nome sconosciuto alle orecchie degli Elfi, ma imparato da Loki ella oramai aveva capito il significato.
Gioia, si.
Un nome bellissimo e delicato.


Quella mattina d’estato di Agosto, con quell’arietta bella calda e tiepida ella non riuscì a star ferma nemmeno un secondo dato i calci della neonata che portava in grembo.
Indossò una veste bianca -larga- dovuto al pancione che di giorno in giorno stava crescendo a dismisura senza mai fermarsi. La luce del sole del mattino risplendeva e penetrava dentro la calda e profumata stanza reale matrimoniale dovei due innamorati giacevano ogni notte abbracciati. Na quando i suoi piedi toccarono terra una forte scossa di dolore prese la schiena della Regina facendola inginocchiare lentamente a terra, appoggiando una mano sul pancione stringendolo a sè, come se avesse la sensazione che cadesse a terra per il troppo peso. Ormai il pavimento era bagnato dalle acque ormai rotte dando la partenza che ormai era giunto il momento di far nascere la piccola Gioia.
Loki era fuori nei giardini reali, nel l’abirinto che passeggiava tranquillo, beandosi di quella dolce & stupenda mattinata che lo svegliò sereno... Fin quando non sentì un urlo di panico sentito da una ancella che probabilmente soccorse suamaestà, aiutandola ad adagiarsi lentamente a letto.
Loki fu veloce come u fulmine nel correre subito a Palazzo, salendo velocemente le scale a chiocciola ed aggiungere nella stanza dove vide distesa -dolorante- in preda al panico, ai calci dovuti alla nascitura.
Subito un’ancella sapeva già cosa fare: chiamare il dottore di turno, che subito giunse al galoppo a Palazzo in soccorso della povera dama che stava sudando e spingendo senza alcuno risultato di far nascere la piccola, era ancora troppo presto!.
Loki - non avendo la minima idea- non sapeva come aiutare la sua dolce amata ma subito s’inginocchiò affianco alla donna, prendendole la mano e sussurrandole tenere parole.
Cercò solo di tranquilizzarla, anche se qui l’unico che era in panico era lui.

«Sono qui con te amor mio, forza...» Le sussurrò dolcemente, baciandole la fronte sudata.

Pochi minuti dopo arrivò di corsa con il fiatone il dottore, che giunse nella stanza Reale, dove ordinò con precisione e voce assai molto seriosa alle ancelle di preparare un catino d’acqua calda, delle lenzuola bianche e una copertina per pulire il nascituro, o meglio la nascitura. Egli era anziano, aveva il viso leggermente fossato dovuto dalle rughe, indossava un parrucchino grigio che dava alla coda, ed infine un lungo camice bianco allegato da una cintura di cuoio, con sotto dei pantaloni stropicciati e una maglia lunga bianca con l’insegna della croce del medico.
Velocemente aprì la borsa medica che portava sempre con sè, tirando fuori un paio di garze & dell’alcol buttandoci sopra le garze il liquido maleodorante e forte dovuto al profumo nauseante dell’alcol.
Loki -preoccupato- le strinse ancor di più la mano, fin quando il dottore non diede l’ordine alla fanciulla di accavallar le gambe in modo da poterla pulire dal sangue che gocciolò dovuto al parto.
Il dolore era assai forte, molto forte... Lei strizzò gli occhi più forte che poteva urlando dal dolore ma cercando di resistere alla forza dell’amore del suo caro sposo, che egli poverino ebbe gli occhi lucidi avendo la grande paura che qualcosa potesse andare storto.
Il dottore lo placò dicendogli che tutto sarebbe andato per la strada giusta e che nulla c’era da peoccupasi.
Tamponò ancora la pelle della donna, sistemandosi gli occhiali tondi e piccoli che potava il dottore, mettendosi comodo su uno sgabellino basso che gentilmente le portarono le ancelle.

«Mia signora, adesso è il momento. Coraggio!»


Ella gli strinse di più che poteva la mano al suo caro sposo, lavorando sul far nascere la piccolina che poco dopo si spingeva da sola attraversando gli oceani per arrivare alla luce.
Loki sorrise sereno, sentendo già il pianto della bimba che pian piano stva uscendo dalla sua tana agitando quei minuscoli piedini...


[ Un’ora dopo. ]


Le anziane ancelle nella grande cucina erano ansiose della nascita della piccola, erano allo stesso tempo felici per la loro Regina che stava dando alla luce la Gioia più bella delle meravigliose stelle, di tutto il creato.
Ed ecco che si sentì un pianto di un vagito, era nata! Finalmente dopo quella lunga ed immensa giornata che sembrava non finir mai. Loki non appena vide quel tenero batuffolo morbido & profumato di pesca e di stagioni di primavera non scoppiò in lacrime, baciando più volte la mano della dama che ella distrutta ebbe solo la forza di accogliere fra le braccia la sua bambina.

«E’ bellissima.... Perfetta.» Sussurrò, singhiozzando l’albina accarezzando le tenere e minuscole manine della dolce bambina.


Emozionato, Loki ringraziò il dottore abbracciandolo e stringendolo forte -commosso- da tanta bellezza e fragilità che la sua sposa gli donò. Quel giorno, quel giorno d’estate era il giono più bello di tutta una vita intera di un essere umano, che ogni giorno nè può vivere. Ora non poteva aver paura di nessunooa era nata.
Anche sana, sana come la madre materna che ormai la stava già cullando dolcemente, e l’alba si stava risvegliando. Doveva ammettere che era stata una giornata assai molto lunga.
Loki sarebbe crollato nel sonno, assieme a sua moglie, ma la piccolina subito s’addormentò fra le braccia della madre non emmettendo nessun pianto o capriccio. Aveva il calore della sua madre e quello del padre.
Soltanto la neonata scacciò con i piedini la copertina in cui era avvolta per non prendere feddo. La madre le sorrise divertita capendo già il suo gioco, baciandola teneramente sulla fronte, accarezzandola.
La stessa cosa fece il Dio, baciandole i teneri piedini che si muovevano velocemente dovuto dal solletico che le provocò.
La coccolarono e le donarono tanto amore.
Un amore cosi non poteva esistere.
Ma era puro AMORE!.

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L’alba indicò il momento in cui la Custode delle stelle dovette svegliarsi con il pallido sguardo sul suo volto.
L’albina si stiracchiò sbadigliando, e sedendosi a bordo del letto strofinandosi lentamente il volto con le mani. Diamante venne presa dall’abbaglio dei raggi mattutini del sole che catturarono la sua attenzione, lasciandola alzar dal letto vicinarsi alla finestra.
L’abbindolare di Thranduil nei confronti della Custode alle volte la faceva parecchio innervosire e la scorsa sera ebberò avuto discussione assai pesante. Prese un bel respiro profondo lasciando che la pura aria d’ossigeno di Bosco Atro entrò nella sua mente rinfrescando il suo volto. L’elfa quel giorno avrebbe dovuto affrontar Thranduil -Ma ancora non ebbe il coraggio- e dopo quell’assaporata d’aria fresca la fece andar dritta nel bagno reale dove comodamente si rilassò con un bagno caldo.
Come ogni mattina aveva il diritto di rilassarsi dopo lunghe giornate di galoppate a cavallo dedicata alla caccia agli orchi.

Quando finì di lavarsi e pettinarsi, sistemandosi la chioma albina raccogliendosela in una coda legata con un nastro azzurro chiaro, indossando anche un semplice vestito degno della corte andò dritta nella sala del trono.
Percorse le lunghe colonne,alzando il capo -orgogliosa- di sè, osservando da lontano Thranduil che sedeva al proprio trono.
Quando lo vide per un attimo si fermò ad osservarlo con curiosità e quasi paura, ma poi prese il coraggio dirigendosi verso di lui.

Buongiorno Adar, come state?

Una semplice & tranquilla domandò uscirono dalle labbra della fragile albina, portandosi una mano sul petto chinando poi il capo. Thranduil la osservò e con un immenso sorriso s’alzò dal trono avvicinandosi a lei, con sguardo placato e dispiaciuto appoggiò una mano sotto il suo mento. Non era stata sua intenzione offenderla quella sera, ma si preoccupò per lei e ovviamente il figlio Legolas.
Legolas, però, sapeva cavarsela perfettamente da solo nel combattere ed era abituato molto prima di Diamante. Anche se doveva mostar a sè stesso rendendosi conto che lei era brava in combattimento.
Quando sconfisse quei due troll.

Diamante.... Sto bene grazie, tu come stai? Hai dormito bene?
Io, volevo scusarmi per ieri sera...


Per la prima volta Thranduil si sentì il colpa non doveva urlar cosi nei suoi confronti. Capendo la sua fragilità, mordendosi appena il labbro. Ma Diamante subito capì quanto gli dispiacesse. Cosi si buttò fra le sue braccia, abbracciando il proprio padre.



Gdr: Free Gdr








OC ORIGINAL- LA SOLA ED UNICA DIAMANTE, REGINA DELLA LUCE BIANCA E DEL TEMPO / REGINA DELLE STELLE \



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Mio amore stringimi fino a non farmi respirare, stringimi.
Tu sei mia e lo sarai per sempre,mia dolce stella!



https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/564x/61/f4/cc/61f4cc792516fd7ac3c8a35b46fd71f5.jpg The Valie, Dea della Luce Bianca




Non è il passato a fermarmi!Ella seduta sul proprio trono, osservando tutte quelle persone che passavano davanti a lei. Non sapeva nemmeno come descrivere ciò -ma che stava succedendo?.-
Non sono più quella di una volta -purtroppo- Si disse a se stessa, osservandosi dal riflesso del pavimento di marmo che rispecchiò -talmente lucido era- il suo volto.
Il sovrano le prese la mano donandole forza, o almeno ci provò. Oh, quante lacrime & quanto sangue si sarebbe sparso per la Terra di Mezzo... Quanto odio in tutto.
L’odio & L’oscurità non faceva parte della dama dai capelli argentati -Non era pronta-.
Diamante era appena una ragazzina, una ragazzina giovane & indifesa dal male. Ma egli l’aveva ormai sfiorata portandola all’obbligo di combattere & di alzar il capo.
Per troppo tempo aveva chinato il capo, rimanendo muta.
Muta come un’ombra ma l’ombra si mostrava alla luce -Alle volte-
Thranduil la nascondeva sempre, ma era arrivato il momento che imparasse a capir cosa significa ’’ Malvagità ’’
Anche se lo sapeva.
Lo sapeva e se lo immaginava, eccome.
Purtroppo.

«Andiamo..»


Ordinò lui, prendendo sottobraccio Diamante e avanzando a passo lento scesero la scalinata, attraversandooltrepassando la gente che lentamente si inchinò al cospetto del Re di Bosco Atro.
Una volta la felicità & la ricchezza dell’amore & la gioia non cessò mai. Ma un giorno una nuova oscurità fermò ed impedì a tutte persone che potevano esser felici tutto questo.
Quale disgrazia!
Uomini, donne, bambini o qualsiasi esser esistente dolce e nobile che poteva esister sulla Terra di mezzo, scomparsi. Svaniti nel nulla, nel buoio più totale, assieme alla Terra di Mezzo. Ella doveva portar quell’enorme peso, assieme al suo popolo che ne soffriva.
Era un peso davvero troppo per lei. Un peso che prima o poi, l’avrebbe portata alla malignità. Thranduil questo lo sapeva -eppure- non aprì minimante bocca.
Forse perchè non ci teneva abbastanza a lei.
Forse, perchè quella notte non avrebbe voluto trovarla. Ho forse perchè non voleva metterla in pericolo?
Come suo figlio Legolas, dopotutto.

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Io non ho più niente da dirti! Mi hai solo tradita! T r a d i t a !

Urlò, sporgendosi verso il soldato che lui era inginocchiato cercando di placare quella rabbia e si scusò varie volte con la Dama. Non era mai stato quell’errore a coinvolgerla a cacciarlo dall’intero regno ma questa volta n’era stufa. Aveva sfidato colui che non doveva sfidar e ora si trovava nei guai, Bosco Atro era nei guai.

Te ne devi andare, ora. Hai tradito tutte le persone che amavi e ora le hai perse!


 

 

 

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