HOME   ||   CHI SIAMO   ||   COME RUOLARE   ||   GIOCHI DI RUOLO    REGISTRATI!
ROLENET
Il Social Network dei Giochi di Ruolo

ROLENET
L'esclusivo social network per i GDR
  

18
Visite

1
Voti
Avvia

Role
Messaggio privato
+ Aggiungi amico
Sei amico
Diana
PROFILO INATTIVO (dal 2017-10-22)
Grado Junior

GDR: Free Gdr

Categoria: Umani



DIANA
IL DISPREZZO DELLA LUNA
Con la sua lama crescente, Diana combatte in nome dei Lunari, una dottrina che si è quasi completamente estinta nelle terre del Monte Targon. Indossa una luminosa armatura che ricorda i colori della neve di notte, è l’incarnazione del potere della luna. Pervasa dall’essenza di un’Incarnazione che proviene da oltre la vetta del Targon, Diana non è più del tutto umana e lotta alla ricerca del suo potere e del suo compito nel mondo.
Quando nacque, i suoi genitori si rifugiarono sulle pericolose discese del Monte Targon per proteggersi da una tempesta. Arrivavano da una terra lontana, attirati dagli idilli di una montagna che non avevano mai visto e la speranza di una rivelazione. Travolta dallo sfinimento e dalle violente tempeste sui versanti orientali della montagna, al freddo e al chiaro di luna, la madre morì quando Diana fu data alla luce.
Il giorno dopo, quando la tempesta si era placata e il sole aveva raggiunto lo zenith, i cacciatori del vicino tempio dei Solari la trovarono avvolta in una pelliccia tra le braccia del padre esanime. La portarono al tempio, fu presentata al sole e le fu dato il nome di Diana. La ragazza dai capelli corvini crebbe tra i Solari, una dottrina che dominava le terre del Monte Targon. Diana divenne un’adepta e fu allevata per venerare il sole in tutte le sue sfaccettature. Apprese tutte le leggende sul sole e si allenava ogni giorno con i Ra-Horak, i templari guerrieri dei Solari.
I più anziani dei Solari le insegnarono che la vita e tutto ciò che c’è intorno erano frutto del sole, e che la luce della luna era solo apparenza, non offriva cibo ma solo oscurità dove solo le creature delle tenebre trovavano rifugio. Diana, però, era attratta dalla luna: la vedeva incantevole e sublime, e l’immensa luce del sole che illuminava la montagna non avrebbe mai potuto raggiungere quei livelli. Tutte le notti la giovane si svegliava dal sogno ricorrente che la vedeva scalare la montagna, e passava dai dormitori degli adepti per andare a raccogliere i fiori della notte e guardare le sorgenti d’acqua diventare color argento al chiaro di luna.
Con il passare degli anni, Diana avvertiva una sorta di distacco dai membri più anziani e dai loro insegnamenti. Metteva sempre in dubbio tutto ciò che le veniva detto. Pensava che ci fosse qualcosa di taciuto dietro quegli insegnamenti, come se fossero incompleti. Crescendo, quel senso d’isolamento diveniva sempre più forte e gli amici d’infanzia prendevano le distanze da quella ragazza aggressiva e curiosa a cui non stava mai bene niente. Di notte, mentre guardava la luna salire dalla lontana vetta, si sentiva ancora più emarginata. Quello di scalare la montagna era un desiderio fisso, ma sin dalla nascita le era stato detto che se ci avesse provato avrebbe rischiato la vita. Solo l’uomo più valoroso ed eroico osa intraprendere un’ascesa del genere. Con il passare dei giorni, Diana si sentiva sempre più sola, ed era sempre più convinta che in qualche aspetto importante della sua vita ci fosse qualcosa di inappagato.
Ha iniziato a capire solo quando stava rispolverando la libreria del tempio come punizione per aver discusso con uno dei più anziani. Un bagliore di luce proveniente da dietro uno scaffale traballante attirò lo sguardo di Diana, e dopo aver fatto una ricerca, scoprì le pagine parzialmente bruciate di un antico manoscritto. A notte inoltrata, alla luce della luna piena Diana prese quelle pagine per dare una lettura. Ciò che lesse aveva sbloccato qualcosa nella sua anima.
Venne a conoscenza di un gruppo di persone quasi del tutto estinto noto con il nome di Lunari, che vedeva la luna come fonte di vita ed equilibrio. Da quello che Diana riusciva a capire da quei testi frammentari era che i Lunari parlavano di un ciclo eterno — notte e giorno, sole e luna — essenziale per l’armonia dell’universo. Fu un’illuminazione per la ragazza e, mentre guardava fuori dalle mura del tempio illuminate dalla luna, vide un’anziana donna avvolta in un mantello di pelliccia camminare a stento verso il lontano sentiero che forse portava alla cima della montagna. I suoi passi erano incerti e, per reggersi, aveva un bastone intagliato di salice. Non appena si accorse di Diana, le chiese aiuto, dicendo che doveva raggiungere la vetta prima che facesse giorno — Diana sapeva bene che si trattava di un’impresa assolutamente impossibile da portare a termine.
Il desiderio che Diana provava nell’aiutare la donna e la sua voglia di scalare la montagna erano in conflitto con tutti gli insegnamenti dei Solari. La montagna era per i meritevoli, e lei non si era mai sentita meritevole di qualcosa. La donna chiese nuovamente aiuto, e questa volta Diana non esitò. Si arrampicò sui muri e prese il braccio della donna portandola fino alla montagna, colpita da come una donna così anziana avesse potuto fare tanta strada. Scalarono per ore, tra le nuvole e l’aria gelida dove la luna e le stelle brillavano come diamanti. Nonostante l’età, la donna continuò la sua scalata, e quando Diana inciampava o l’aria si faceva più fredda e pungente, la incoraggiava a non fermarsi.
Trascorse la notte, Diana aveva perso la cognizione del tempo: le stelle ruotavano nel cielo e la montagna era quasi sparita dalla visuale. Continuarono a salire e ogni volta che Diana inciampava, cercava di trovare la forza dal chiaro bagliore della luna. Alla fine, cadde sulle ginocchia, esausta e sfinita; era provata. Quando alzò lo sguardo, si accorse che avevano raggiunto la vetta, un’impresa impossibile da portare a termine in una sola notte. Intorno c’erano cascate luminose e spettrali, strati di luce brillante, spirali di colori accesi e l’immagine sbiadita di un’immensa città in oro e argento.
Cercò la compagna ma non la vide — era rimasto solo il mantello che avvolgeva le spalle di Diana, l’unica prova della sua esistenza. Scrutando la luce, Diana vide la promessa che quel vuoto che avvertiva sarebbe stato colmato, vide l’accettazione e la possibilità di diventare parte di qualcosa di immenso che non riusciva neanche a immaginare. Era tutto ciò che Diana desiderava pur senza saperlo realmente, e rimettendosi in piedi, sentì un flusso di energia vitale scorrerle gli arti. Fece un piccolo passo verso quell’incredibile panorama, diventava sempre più determinata a ogni sospiro.
La luce si fece più forte, e Diana emise un grido non appena la sentì trapassare: una fusione con qualcosa di immenso e sovrannaturale, incredibilmente antico e potente. Una sensazione di dolore e gioia, un istante o un’eternità, entrambi rivelatori e irreali. Quando la luce svanì, avvertì un senso di vuoto, un dolore mai provato prima.
Cadde in uno stato di amnesia, non ricordava più dove si trovasse finché non si ritrovò di fronte a una fessura; l’ingresso in una cava, visibile solo alle ombre al chiaro di luna. Infreddolita e con il bisogno di ripararsi per la notte, Diana entrò per cercare un rifugio. All’interno, una stretta apertura si estendeva tra le rovine fatiscenti di quello che una volta poteva trattarsi di un tempio o un’immensa sala convegni. Sui muri decadenti, si vedevano dipinti sbiaditi, affreschi di colore oro e argento che raffiguravano guerrieri schiena contro schiena combattere contro un’armata di mostri grotteschi, mentre dal cielo cadevano comete luminose.
Al centro della sala c’era una falce a mezzaluna e un’armatura unica nel suo genere; una cotta di maglia fatta di anelli d’argento e una corazza in acciaio lucido finemente realizzata a mano. Nel bagliore dell’armatura, Diana vide la sua immagine riflessa; i suoi capelli una volta corvini ora erano di un bianco splendente e sulla fronte aveva una runa che emanava una luce viva. Riconobbe il simbolo impresso sulla corazza; lo stesso raffigurato nelle pagine bruciate del manoscritto che aveva trovato nella libreria. Per Diana, era il momento della verità. Poteva abbandonare questo destino o accettarlo.
Allungò le braccia, e non appena sfiorò con le dita il freddo acciaio dell’armatura, nella sua mente vide un’esplosione di immagini di vite mai vissute, ricordi di esperienze mai fatte e sensazioni mai provate. Squarci di storia antica si diffondevano con furia nella sua mente; conoscenze misteriose vaghe e visioni future volavano come polvere spazzata via dal vento.
Quando le visioni svanirono, Diana si accorse che indosso aveva la corazza in argento, l’armatura le calzava perfettamente come se fosse stata fatta su misura per lei. Si sentiva ancora confusa con quelle nuove conoscenze acquisite, ma molte di esse erano irraggiungibili, come un’immagine a metà tra ombra e luce. Era sempre Diana, ma con qualcosa in più, qualcosa di eterno. Motivata da queste nuove conoscenze, lasciò la cava della montagna e si incamminò verso il tempio dei Solari, sapendo che avrebbe dovuto raccontare agli anziani tutto ciò che aveva appreso.
Fu accolta all’ingresso del tempio da Leona, il maestro dei Ra-Horak e il più grande guerriero dei Solari. Diana fu portata al cospetto degli anziani del tempio, che ascoltarono con ripugnanza il suo racconto e ciò che aveva appreso dei Lunari. Quando terminò, gli anziani la dichiararono eretica, blasfema e predicatrice di false divinità. Per un reato così infame, esisteva una sola punizione: la morte.
Diana era sconvolta. Come potevano rifiutare una verità così palese? Come potevano girare le spalle a delle rivelazioni provenienti dalla vetta della montagna sacra? La sua rabbia aumentava di fronte a quell’assurda e ostinata cecità, intorno a lei ruotavano delle sfere luminose di fiamme d’argento. In un grido di frustrazione alimentata dalla rabbia, Diana prese la spada, che in rapidi movimenti scatenava fiamme d’argento esplosivo. Urlò contro gli altri, e quando la furia diminuì, si rese conto di aver combinato una strage. Gli anziani erano morti e Leona giaceva dietro di lei, con l’armatura fumante come carne al fuoco. Sconvolta da ciò che aveva fatto, fuggì via lontano da quel massacro, scappando tra le aree selvagge del Monte Targon e lasciando i Solari sbigottiti dalla brutalità dell’attacco.
Ricercata dai guerrieri dei Ra-Horak, Diana ora vuole ricongiungere quei frammenti di ricordi dei Lunari che sono rimasti nascosti nella sua mente. Guidata da vaghi ricordi di verità e scorci di conoscenze antiche, può aggrapparsi a una sola verità — i Lunari e i Solari non devono essere in conflitto e c’è un altro destino ad attenderla, un destino più grande, non quello di un semplice guerriero. Ancora non sa quale sia questo destino, ma lo troverà, a qualsiasi costo.

 

 

 

ROLENET image host SU DI NOI

  • Chi siamo
  • Come giocare
  • I nostri giochi di ruolo
  • image host SU MISURA DI GDR

  • Non ho mai ruolato
  • Le ruolate
  • CREA un tuo gdr
  • Accedi

    oppure

    Registrati


    © Rolenet 2013-