Ferdinando Gallego, dei Gallegos di Salamanca.
Una lunga tradizione di costruttori di spade, interrotta da me. Sono un fotografo: mi piace costruire ipotesi, invece che strumenti di morte. Mio padre, don Francisco de Gallegos, non è riuscito a impormi l’acciaio di Damasco e mia madre, sotto sotto, ne ha gioito.
Ho studiato, ho lavorato sodo, e alla fine sono riuscito a domare la luce. Alla morte dei miei sono venuto in Italia, a cercare fortuna, e ho trovato l’amore.
L’amore non è fortunato, a meno che non si stemperi in qualcosa di più lieve. Ma l’amore che provo per Laura non si è stemperato. Ci siamo sposati, io e lei, quando avevamo 30 anni e poi la luce ha domato me, con l’arrivo di mia figlia, Nuria. Il nome l’ho scelto io. Significa “illuminazione”, “saggezza”. Eravamo felici. Due anni fa, però, mia moglie se n’è andata. Un cancro. Ci ha lasciato un vuoto che non abbiamo saputo riempire, io e Nuria.
Ora sono qui per cercare mia figlia, nonostante sia proprio accanto a me, la sento lontana, irraggiungibile. Forse la troverò in uno di questi mondi.
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