Ivan-Drago Vasilyev Kravčenko

when　　night　　comes

Io che ho vissuto quei sabati di silenzi, solo come tutti i diversi. Porto i segni di quei giorni sulla pelle, più degli sbagli più delle mie scelte, e sento bene il male che fa, lo sento ancora.

Dove vai quando ti nascondi? Sei vicino ma poi non rispondi. È come un velo che cala davanti agli occhi, non sapendo mai come raccontarti. So che sogni di farti piccolo, piccolo, più piccolo ancora, per poi volare via da qui; vorresti avere un paio di ali perché, già, il Mondo non è come ti aspettavi. Solo gli incubi sono leali. Gli altri non sanno quante male ti fa ma, beh, le cose che non dici le sai tu e nessun altro. Sai mentirti, sai? Mentire a tutti quanti, compreso te, senza pentirti, per non ferirti, facendo in modo che le parole non abbiano più un valore per non colpirti mai. Ma con la scusa di leggere un libro dormi ancora con la luce accesa e quindi non può essere tutto finto; nemmeno il buio fa tanta paura. Sei qua, sei qua.

A scuola sedevo all’ultimo banco, i miei difetti in evidenza, nero su bianco; non ero popolare, tutt’altro - venivo male alle foto di fine anno. All’inizio gli insulti fanno male ma col tempo poi può solo peggiorare, la rabbia sale. Ho imparato a odiare me prima di odiare loro e l’ho fatto così bene che era un po’ un lavoro; mi sono fatto a pezzi, fatto di nuovo e poi ho raccolto tutti i pezzi, tutti da solo. Avrei potuto cercare una via di fuga, per paura. Ma l’amore ti scalda, l’odio ti brucia, così ho messo la tuta ed ho corso fino a non sentirle più, fino a non sentirmi più io.

Amo i tuoi silenzi, sono come i miei. Tu sei l’unico essere davanti al quale non sono angosciato dai miei stessi silenzi. Hai un veemente silenzio, uno si sente carico di essenze, è un silenzio stranamente vivo, come una trappola aperta su un pozzo, da cui si sente il mormorio segreto della terra stessa.